«Piacere, Jodorowsky» e una vigorosa stretta di mano con il noto personaggio sono la sensazione che si trae dalla lettura di questo libro. Attraverso due interviste nell’arco di quindici anni (1989-2004), Gilles Farcet ci mostra l’umanità e le debolezze di Alejandro Jodorowsky, il suo percorso iniziatico e artistico, l’evoluzione della sua consapevolezza fisica e mentale. Un’opera che mette il lettore davanti a un Alejandro «Jodo» Jodorowsky quasi in carne e ossa, presentandolo nei suoi aspetti più intimi e personali. Cosa vuol dire realmente invecchiare? Come si affronta il dolore per la perdita improvvisa di un figlio? Quant’è impegnativo portare avanti un rapporto di coppia davvero evolutivo e profondo? Attraverso le risposte, di Jodo e dei suoi amici e familiari più vicini, si entra in un universo fatto di esperienze forti e spesso violente, illuminazioni repentine e fallimenti colossali: un vero benvenuto nel personalissimo universo jodorowskiano, in cui non ci si prende troppo sul serio e si gioca a carte con le forze più misteriose del cosmo.
«Quando mi sono impegnato nel cammino della coscienza mi sono detto: non si può cambiare il mondo ma si può cominciare a cambiarlo. Non si può fare un’opera ma si può cominciare a farla. Non si cambia, ma si può cominciare a farlo. La meraviglia è cominciare. Poi ho deciso di avere conversazioni iniziatiche con chiunque, di infondere alle mie creazioni sempre una dimensione appropriata al risveglio. Non voglio più distrarmi dal percorso. Occorre passare costantemente, come nella nostra conversazione, dal personale all’universale, dal banale allo straordinario. Non voglio nulla per me che non sia per gli altri. In questo regno non ci sono piccole cose. Se posso essere lo strumento di un piccolo risveglio, non esito».