SE LA COPPIA NON CI DÀ LA FELICITÀ, ALLORA A CHE COSA SERVE?

SE LA COPPIA NON CI DÀ LA FELICITÀ, ALLORA A CHE COSA SERVE?

SE LA COPPIA NON CI DÀ LA FELICITÀ,
ALLORA A CHE COSA SERVE?

di Joan Garriga
Pubblicato sul blog il 12/10/2020

La buona notizia: nessuno può renderti infelice.
Il partner non ha la capacità di renderci infelici, nonostante in alcune occasioni sembri di sì, specialmente in momenti di dolore, perdita, discussioni, scontri o frustrazioni. In una relazione possiamo vivere un ampio ventaglio di sentimenti, tra i quali la sofferenza e il disamore, ma non dobbiamo esserne vittima, dal momento che il nostro percorso e il nostro destino rimangono sempre integri nelle nostre mani. Non è importante soltanto ciò che viviamo, ma la nostra attitudine rispetto a ciò che viviamo.
Questa è la buona notizia: nonostante i brutti momenti, in realtà nessuno ha il potere di renderti infelice dal momento che rimane sempre nelle tue mani la decisione di come vivrai le cose, il senso che darai loro, la possibilità di indirizzarle verso la positività e l’utilità. […] Non sembra un buon affare far dipendere il nostro benessere dall’altro, cedendogli e allo stesso tempo imponendogli questo potere. La felicità dipende principalmente dalla nostra attitudine e dal nostro modo di stare di fronte a ciò che dobbiamo vivere. In particolare dipende dal riuscire, con la nostra attitudine, a non impiantarci sul vittimismo, il risentimento, la vendetta, la lamentela, l’edonismo, l’orgoglio, il timore, l’avarizia, l’affanno di popolarità, la ricchezza smisurata, la pigrizia spirituale, ecc. Ognuno di questi atteggiamenti è parte di un elenco di personaggi della commedia e della sofferenza umane.
La felicità dipende anche dal nostro rimanere nella nostra forza reale, che deriva dal riconoscere la nostra responsabilità, la nostra capacità di risposta in ogni momento. I poteri falsi portano inevitabilmente alla sofferenza e fanno soffrire gli altri. È più felice colui che agisce come un discepolo della realtà e dei fatti e ne approfitta per il proprio bene e per il bene della vita. È più felice colui che, invece di lamentarsi e soffrire con rassegnazione, prende posizione, orienta le proprie azioni, genera speranza e disegna un promettente futuro; in definitiva, colui che si converte in discepolo della realtà, non in vittima della stessa.
Quindi il partner non può renderci infelici in senso stretto, dal momento che la felicità è uno stato interiore che in ultima analisi dipende solo da se stessi e dal coltivare una coscienza più elevata, così come una conoscenza chiara di se stessi. Malgrado questo, spesso ci dimentichiamo di tutto ciò e pretendiamo che il partner si converta nel rimedio per tutti i nostri mali e per tutte le nostre carenze affettive. Ci deresponsabilizziamo, affidiamo il nostro destino a mani estranee e rinunciamo a una parte fondamentale della nostra libertà e del nostro essere. E non siamo coscienti del fatto che, pensando e agendo in questo modo, diamo all’altro un potere che non gli spetta e che può anche risultare un pesante fardello. Un potere che in ogni caso è una zavorra per la coppia.
È anche conveniente accettare che la felicità non significa piacere né successo né assenza di dolore o di frustrazione. La felicità è qualcos’altro: una sintonia con l’aroma dell’essere essenziale e con la forza della vita, un sì incondizionato a tutte le sue dimensioni, un vivere conforme alle nostre predisposizioni e un tessere relazioni e vincoli ricchi e significativi con gli altri.

La cattiva notizia: nessuno può renderti felice.
C’è anche una cattiva notizia, il contrario di quella di prima: nessuno ha il potere di renderti felice.
Molte persone si aspettano che il proprio partner le renda felici, e questa è una comune fonte di equivoci. Siamo d’accordo che se nessuno ha la chiave della tua disdetta, nemmeno l’avrà della tua fortuna. La coppia di per sé non dà felicità. Dà molte altre cose, e quando queste cose sono presenti e si coniugano adeguatamente, sentiamo felicità; ma la vera felicità è la connessione con il battito della vita. Tramite la coppia avrai intimità, sessualità, tenerezza, vincoli, senso di appartenenza, confronto, crescita… E, se sai trattarla bene, ti avvicinerai a un tipo di gioia, ma la felicità è un’altra cosa: è uno stato. La coppia ti può dare felicità, ma non ha il potere di renderti felice, una sfumatura molto importante.
Questa seconda notizia è più dura da digerire. È meraviglioso quando uno è con il proprio partner e percepisce o trasmette qualcosa del tipo: «Tu, o ciò che fai, dici, mostri, mi rende felice». Questo tipo di frase dona sorrisi alla nostra relazione e semina allegria. Tuttavia molte coppie falliscono quando, passato il naturale miraggio iniziale dell’innamoramento, i loro componenti sono incapaci di prendere e accettare nella sua totalità la realtà dell’altro, inclusa l’abituale incapacità di fornirci felicità e di colmare ogni nostra aspettativa. Altre coppie, fortunatamente, sono capaci di vedere un po’ oltre questo miraggio: riescono a intravedere realmente l’altro e, a partire da questa percezione della realtà, imparano ad amarlo. In questo modo si aprono alla possibilità di scegliere di continuare a costruire un progetto comune di relazione e di vita.

 

Questo brano è tratto dal libro Il buon amore nella coppia. Quando uno più uno fa più di due, di Joan Garriga, edito da Spazio Interiore nel 2020, che puoi acquistare QUI.

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