PEYOTE MANDALA
ARTE MESSICANA HUICHOL
josé benítez sánchez • samuel carrillo moreno • héctor gonzález carrillo
a cura di Luigi Picinni Leopardi
dal 1° Marzo al 31 Maggio 2016
Galleria delle opere
«Il mandala è l’archetipo dell’ordine interiore, il simbolo della totalità. Esprime il fatto che esiste un centro e una periferia, e cerca di abbracciare il tutto». (Carl Gustav Jung)
L’arte tradizionale huichol trova la sua massima espressione nei quadri chiamati nella lingua uto-azteca nierika. Il termine, spesso impropriamente tradotto come “volto del mondo”, ha un significato piuttosto vasto, che riflette più sovrapposizioni esoteriche. Vuole allora significare il volto, l’apparenza delle divinità, ma sta anche a designare il “passaggio”, lo “specchio”, mediante il quale gli Huicholes raggiungono la dimensione visionaria della realtà mitica atemporale, dove gli uomini possono dialogare con gli dèi, con le piante e con gli animali. Quindi nierika significa anche “visione”: la visione prodotta dal sogno o dal sacro cactus, il peyote, e ispirata dai miti ancestrali. Per gli Huicholes il mondo ha una dimensione sacra che è considerata di grande potere e la cui manipolazione è a carico di “specialisti”, come i marakame (sciamani), i quali, per mezzo del sogno, penetrano nel mondo degli dèi stabilendo un nesso fra il sacro e il profano.
L’arte tradizionale huichol presenta caratteri pressoché esclusivamente religiosi ed esoterici; è improntata a canoni geometrici, variazioni di modelli archetipali, dove il motivo del fiore, del serpente, del cervo, del mais, del peyote, del fuoco e del sole, sono sempre scomposti e ricomposti: simmetrici, ripetuti, armonici, delicati e preziosi, come le caleidoscopiche allucinazioni del sacro cactus. In particolare le nierika ripetono, in maniera quasi ossessiva, il tema del cervo, del mais e del peyote. I tre elementi formano una vera e propria trilogia sacra, ed esprimono altresì la sintesi della storia, del pensiero e della religione degli Huicholes, così come si è venuta a elaborare nel corso del lungo processo di formazione della sua tradizione. Da un lato troviamo l’universo culturale dell’antico popolo semi-nomade, il cui alimento essenziale era il cervo; dall’altra troviamo invece l’ideologia religiosa e le credenze del popolo sedentario la cui dieta alimentare era rappresentata dal mais.
Il peyote rappresenta lo strumento più importante per trascendere il mondo profano e la manifestazione più ovvia del sacro. Ancora oggi gli Huicholes vivono isolati nella regione forse più selvaggia e inaccessibile del Messico, quella formata dai labirinti della Sierra Madre occidentale; grazie al loro isolamento sono riusciti a conservare pressoché integralmente una tradizione sciamanica estremamente ricca e complessa.
Tutte le opere esposte sono state eseguite secondo l’antica tecnica del filo o delle perline di vetro fissate con la cera d’api su tavole di legno.