L’illusione del diavolo è un brillante e incisivo trattato che esplora, argomento dopo argomento, i limiti della scienza, il dilagare dello scientismo e la pretesa di quest’ultimo e dei suoi adepti, soprattutto in tempi recenti, di sostenere come un pensiero religioso trascendente e attendibile non sia altro che una pericolosa illusione. Ma lo scientismo si rivela a sua volta non essere altro che l’imposizione di alcune verità di fede: presunte verità scientifiche, passate come fatti assodati e immutabili, alle quali gli scientisti pretendono si creda e che vengano accettati ciecamente. A sua volta, quindi, una fede che non deve essere messa in discussione, solo accettata. Lo scienziato e professore David Berlinski (Dottorato in Filosofia a Princeton University e post dottorato in Matematica e Biologia Molecolare alla Columbia University), un ebreo laico, si inserisce in questo eterno dibattito tra scienza e religione, e in un immaginario confronto dialettico costruito per punti con questo libro risponde “per le rime” a quei suoi colleghi fattisi portavoce dell’ateismo militante (e in particolare a Richard Dawkins, autore de L’illusione di Dio), smontando punto per punto le loro tesi attraverso lo stesso metodo deduttivo usato dai sui “avversari” e detrattori dell’idea di Dio. Sottolinea altresì i limiti di entrambe le parti, giacché tanto una religione oscurantista quanto una scienza abbagliante producono il medesimo effetto: impediscono all’uomo di vedere con i propri occhi. Pagine sferzanti, che mostrano le evidenti contraddizioni interne al fondamentalismo scientifico di oggi e le sue evidenti affinità con il dogmatismo religioso di ieri, fino a incrinare la pretesa di coloro che insistono che la scienza – e solo la scienza – possa e debba essere l’unica e fondamentale pietra di paragone per comprendere il nostro mondo e noi stessi. Un libro che – più che spingere a schierarsi contro o a favore una delle due parti – induce a riflettere sulla necessità di recuperare una libertà metodologica profonda e reale, in grado di nutrire un autentico spirito di ricerca e non il bisogno – comune a entrambi gli schieramenti – di rivendicare il ruolo di unico detentore della verità assoluta. Una lettura che, nel mettere in crisi tante convinzioni stratificate, apre uno spiraglio interiore alla concreta possibilità che scienza e sentimento religioso possano realmente convivere in ciascuno di noi se non collaborativamente, almeno in uno stato di reciproca non-aggressione, e tornare alla scopo originario di entrambi gli schieramenti, che li accomuna da sempre: la ricerca della verità.
«Se la scienza si trova in posizione contrapposta alla religione, non è a causa di qualcosa contenuto nelle premesse o nelle conclusioni delle grandi teorie scientifiche, nelle quali non compare nemmeno una parola riguardo a Dio e che non trattano nessun genere di Fede oltre a quella che esse stesse esigono. Le dichiarazioni convinte da parte di scienziati che, nella tranquillità dei loro studi, hanno dimostrato che Dio non esiste, non hanno nulla a che fare con la scienza, e ancor meno con l’esistenza di Dio».