Una profonda immersione fino al cuore più misterioso dei grandi enigmi della civiltà umana per scoprire da chi e perché fu costruita la Piramide di Cheope. Malanga passa a un vaglio impietoso le tante – troppe! – lacune, omissioni e contraddizioni della “storia ufficiale” e non, fino a sgretolare completamente la versione che ci hanno sempre raccontato, offrendoci un’elettrizzante ricostruzione che fa leva sulle evidenze scientifiche e utilizza la logica del buonsenso privo di paraocchi. Esiste infatti una profonda connessione – misteriosa, ma paradossalmente sotto gli occhi di chiunque abbia davvero voglia di vedere – che lega le Piramidi di Giza e le altre inspiegabili costruzioni megalitiche sparse in tutto il mondo, con gli esseri umani dai crani allungati, le razze aliene e un’antica civiltà prediluviana. Un fil rouge che Malanga segue in modo implacabile e instancabile schivando i depistaggi dei poteri forti, scavando sotto gli insabbiamenti, mettendo in discussione ogni certezza preconfezionata, fino a ricostruire, pagina dopo pagina, la storia di chi eravamo: una conoscenza indispensabile per comprendere in che direzione ci stiamo muovendo e quindi riappropriarci della libertà di decidere del nostro futuro.
«Nell’antichità una stirpe umana, dotata di conoscenza dell’esistenza della parte animica ma priva di essa, tecnicamente e spiritualmente evoluta, praticava sugli esseri umani dotati di anima, ma privi di conoscenza di sé, le stesse nefandezze che oggi, a specchio, ritroviamo nel comportamento degli alieni e dei nostri occulti governanti. Ecco perché dovevo tornare indietro nel tempo: per rendermi conto che l’inconsapevolezza umana della razza dei crani allungati, aveva, a specchio, prodotto una civiltà odierna in cui gli errori di consapevolezza dei nostri antenati prediluviani ci avevano portato a specchiarci nei bisogni degli alieni».