Psicoterapeuta e sciamano urbano, Guillermo Borja è nato nel 1951 a Irapuato, in Messico. Nei suoi primi anni di formazione ha studiato con il Prof. Salvador Roquet, psichiatra pioniere nel lavoro con sostanze psicotrope in Messico, per poi divenire allievo di Claudio Naranjo. In quegli anni ha creato una propria corrente di lavoro terapeutico, che ha incorporato aspetti come la terapia sulla morte e la terapia con allucinogeni, senza dimenticare il suo peculiare Buddhismo “Mem”. Il suo potente stile di confronto ha lasciato il segno su un’intera generazione di grandi gestaltisti in Messico, Spagna, Brasile e Italia, che oggi si riconoscono come discepoli di “Memonio”.
Borja appartiene a un lignaggio d’eccezione, quello dei “terapeuti maledetti”, gli psichiatri rivoluzionari il cui tratto distintivo consiste nel lasciarsi prendere dalla follia che abita ogni psicoterapeuta. Wilhelm Reich, David Cooper e Sandor Ferenczi condividono con lui questo privilegio non invidiabile, poiché inevitabilmente accompagnato da persecuzioni, crudeltà e martirio. Dopo quattro anni di prigionia ad Almoloya, e solo sei mesi dopo il suo rilascio, è morto di aids nel luglio 1995.
Lontano parente dei Borgia, Memonio era un uomo d’azione che è uscito dal suo studio per portare la psicoterapia nelle strade, nel deserto e nei bar. La sua vita da enfant terrible l’ha portato in prigione, dove ha trasformato la vita del reparto psichiatrico in modo quasi miracoloso: i suoi “mattacchioni”, precedentemente abbandonati alla miseria e alla violenza, sono riusciti a formare una comunità, hanno imparato a meditare e a coltivare un giardino, e hanno addirittura vinto un festival di teatro.